Enrico Rossi
Enrico Rossi
Le prime mosse del governo Meloni
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Le prime mosse del governo Meloni

Care amiche e cari amici,

sabato a Roma si è svolta una grande manifestazione per la pace.

Decine di migliaia di persone hanno chiesto il cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato tra le parti, con l’impegno dell’Europa e dell’ONU.

Condivido pienamente queste posizioni.

Dispiace che il PD non abbia capito in tempo la necessità di essere più autonomo e meno dipendente dal bellicismo americano.

Solidarietà a Letta per le contestazioni che ha ricevuto ieri, ma distanza dalle sue posizioni politiche, anche e soprattutto in merito agli aumenti delle spese militari.

Spero che di tutto questo si possa discutere nel congresso e non solo di nomi per la segreteria del partito.

Il viaggio di Meloni in Europa

La settimana è stata caratterizzata anche dal viaggio di Meloni a Bruxelles.

Un viaggio nel complesso deludente dove i toni garbati degli interlocutori europei e le fanfare suonate dai media nazionali compiacenti con il nuovo governo non riescono a nascondere il fatto che Meloni non porta a casa nemmeno un euro in più dal suo viaggio in Europa.

Come lei stessa dice, confessando lo scopo della sua missione a Bruxelles, il successo consiste tutto e soltanto nel fatto di averli convinti che lei e i suoi al governo in Italia non sono “marziani”.

Se i Fratelli d’Italia e i cugini della Lega avessero sparato negli ultimi anni meno invettive antieuropeiste, forse ci saremmo potuti risparmiare questo viaggio e forse pure l’anticamera di mezz’ora che la presidente Ursula von der Leyen ha imposto a Meloni, e saremmo passati subito, senza perdere tempo nel debutto, alle questioni concrete che interessano gli italiani.

Quanto al merito, la scarsa autorevolezza della estrema destra al governo è emersa piuttosto chiaramente.

Non solo Meloni non porta a casa un euro in più per fare la finanziaria ma è costretta a rimangiarsi le tanto annunciate, in campagna elettorale, modifiche sostanziali al PNRR, che saranno poche e di facciata. Inoltre, deve registrare il divario importante con la Germania in materia di prezzo del gas, dove non c’è stata nessuna apertura.

Infine, lo schiaffo più forte è arrivato sui migranti.

Alla premier italiana non è bastato parlare di difesa dei “confini esterni europei” per accattivarsi simpatie. L’Europa è chiara: “soccorrere i migranti è un dovere morale e civile” che sta scritto nei trattati liberamente sottoscritti.

Quindi il governo si affretti a indicare, come è suo dovere, un porto sicuro per le due navi cariche di immigranti, anche bambini, che hanno bisogno di soccorso e di cure.

Meloni, nonostante il nuovo volto moderato, non convince l’Europa.

Infatti, la maggioranza che sostiene il governo di Ursula von der Leyen teme giustamente il nazionalismo e l’antieuropeismo di chi fino a ieri è stato amico di Orban.

La verità, che i media nazionali, a cominciare dalle Tv pubbliche e private e dai giornali di Berlusconi, cercano di nascondere o edulcorare, è che la premier ritorna da questo viaggio “con le pive nel sacco”, un modo di dire che significa “con delusione e umiliazione per non aver ottenuto ciò che si voleva”.

people partying inside room
Photo by Pim Myten on Unsplash

La priorità della destra? I rave party!

Nel corso di questa decina di giorni un paio di argomenti sono stati imposti alla discussione politica per iniziativa del governo. Sono temi cosiddetti identitari, perché l’impressione è che il governo Meloni voglia assumere un doppio passo. Da un lato vuole fare sfoggio di moderazione e seguire l’agenda Draghi nei suoi aspetti più liberisti sul piano economico e ripulita dalle tematiche sociali.

Dall’altro la nuova destra ha bisogno di essere se stessa e quindi intransigente sul piano valoriale, sulla retorica patriottica e xenofoba, sulla loro idea di legge e ordine.

Il primo tema, ovviamente, riguarda il decreto anti raduni musicali di cui la Presidente del Consiglio si dice orgogliosa; ma intanto qualche dubbio serpeggia anche nelle file della maggioranza e si comincia a parlare di correttivi, nonostante le vaghe assicurazioni del ministro dell’interno Matteo Piantedosi.

Il titolare del Viminale infatti si era lanciato in una sequela di interviste nella quali, interpretando il testo del decreto anti raduni, escludeva ogni applicazione ad altre situazioni, come se la musica in caso di occupazione di immobili e terreni fosse un pericoloso aggravante.

L’esegesi del ministro è stata smentita da molti giuristi che hanno rilevato anche la sproporzione, rispetto all’eventuale illecito, delle misure penali previste dal decreto, incluse le intercettazioni.

Il secondo argomento riguarda le due navi ong che hanno effettuato il salvataggio dei migranti in mare e per le quali, sempre il ministro dell’interno, ha scritto ai paesi di origine Norvegia e Germania prospettando il divieto di ingresso nelle nostre acque territoriali.

La risposta della Germania non si è fatta attendere ribadendo una posizione già espressa dalla Corte europea per i diritti dell’uomo e da ripetuti pronunciamenti delle Nazioni Unite: “le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di migranti forniscono un importante contributo a salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante”.

Sulla nave “Humanity One”, battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati, molti di loro hanno bisogno di cure mediche. Abbiamo chiesto-dice l’Ambasciata tedesca- al governo italiano di prestare velocemente soccorso”.

Inoltre, si legge su Avvenire che secondo il diritto internazionale e quello italiano, proprio i minori non accompagnati devono essere fatti immediatamente sbarcare dal momento in cui le autorità vengono messe a conoscenza della loro presenza e delle loro condizioni.

Dietro alla spericolata e disumana iniziativa del governo di indicare i porti alle navi dove poter attraccare e salvare così vite umane bambini dalle sofferenze ci sono due falsità atroci.

La prima è che dal mare e in particolare dalle navi ong arrivino il gran numero di immigrati, mentre in realtà, a conti fatti, da quando il governo Meloni è insediato sono arrivati ben 9000 migranti, dieci volte tanto il numero dei profughi salvati sulle tre navi che chiedono un porto per attraccare.

La seconda è che l’Italia si faccia carico di piu immigrati e richieste di asili rispetto ad altri paesi dell’Europa, mentre in realtà assai prima di noi sono, in rapporto alla popolazione, di gran lunga Paesi di immigrazione la Germania, la Francia, e per altri aspetti persino la Spagna; per non parlare di altri Paesi del Nord che si sono fatti carico dei profughi Ucraini assai più di noi.

Queste falsità vengono turlupinate per raccogliere voti e suscitare sentimenti di odio contro i migranti che “ci tolgono il pane” e contro l’Europa che “non è solidale”.

I politici italiani che propalano queste balle meriterebbero di essere presi a calci del sedere in patria e all’estero. Ovviamente in senso metaforico!

La sinistra dia battaglia su questi temi e si faccia coraggio perché i tempi della retorica antimmigrati sono finiti e il vento può e deve cambiare.

In realtà la destra ha un immaginario di ciò che detesta in quanto ritiene che sia di sinistra: sono le manifestazioni, le proteste, le iniziative dove si libera la dimensione ludica della persona, l’accoglienza e tutto ciò che non rientra nella sua idea di legge e di ordine.

È come se la destra avesse un innato impulso a reprimere quello che è diverso dai suoi schemi.

Scandalosa è infatti la rassicurazione di Meloni sulla volontà di garantire il dissenso, come se fosse un fatto gentilmente concesso e non un diritto costituzionale.

Pertanto io credo che la battaglia per le libertà personali sia solo agli inizi e che abbiamo solo visto le prime avvisaglie.

Prepariamoci alla lotta.

Ancora sul nuovo governo

Come si può facilmente capire l’esordio di Matteo Piantedosi non è stato dei migliori:

  • tratta un raduno musicale come se fosse un evento della criminalità organizzata;

  • chiude alle ong le acque territoriali e viola il diritto internazionale,

Ma chi è il signor Matteo Piantedosi?

È stato il capo di gabinetto di Matteo Salvini, quando il truce era Viminale, e poi prefetto di Roma quando i fascisti di Forza Nuova assaltarono la Cgil, indisturbati sotto gli occhi delle forze dell’ordine.

Invece, più recentemente il signor ministro con solerzia ha fatto manganellare gli studenti della Sapienza che contestavano un convegno di Fratelli d’Italia.

Chissà cosa pensava il tecnico indipendente Matteo Piantedosi quando ha giurato sulla Costituzione.

Forse a compiacere Salvini.

Ma il nuovo governo nel corso di questi giorni si è voluto occupare anche di cose concrete avanzato una proposta che è anch’essa identitaria per la destra essendo sempre stata dalla parte degli evasori.

Infatti, nel dibattito al Senato sulla fiducia a Meloni è emersa la proposta di alzare il tetto del contante, oggi fermo a 2.000 euro.

La Lega di Salvini ha già depositato una proposta per portare a 10.000 euro la soglia per pagare con denaro frusciante.

C’è voluta la sfrontatezza della giovane Meloni, il presidente del consiglio, a dichiarare che “penalizza i più poveri” e che non c’è “nessuna correlazione tra il tetto e l’evasione fiscale”.

In realtà anche Renzi, insieme a Padoan -che poi si è smentito- quando, nel 2016, portarono il limite da mille a 3mila euro sostennero cose simili.

C’è uno studio della Banca d'Italia, secondo cui questa manovra aumentò di mezzo punto l’incidenza dell’evasione.

Tutti gli studi sul tema affermano che un aumento delle transazioni in contanti determina un incremento dell’economia sommersa e di quella criminale.

La destra al governo almeno su una cosa è chiara: vuol fare un favore agli evasori, ai politici corrotti, ai delinquenti e ai mafiosi.

Per la loro felicità torneranno a girare le valigette e i portafogli pieni zeppi di denaro.

Quanto ai poveri, la maggioranza di loro neppure in un anno riesce a guadagnare 10.000 euro.

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Forza Lula!

Ma nel mondo, come dimostra il caso della Brasile, la destra può essere sconfitta.

In Brasile vince Lula su Bolsonaro, di misura, circa il 2 per cento, ma sufficiente per diventare un presidente pienamente legittimo, anche se dovrà fare i conti con una maggioranza parlamentare ostile.

Si sono combattuti due simboli, da un lato un operaio e sindacalista di sinistra, dall’altro un militare, di estrema destra, ammiratore delle dittature fasciste, nemico dei diritti civili e sociali e contrario alla difesa dell’ambiente.

Su temi importanti come la gestione della pandemia, le misure di protezione sociale, il lavoro, l’ambiente, la liberalizzazione delle armi si sono scontrate due personalità profondamente diverse e due visioni del mondo.

Per vincere Lula ha dovuto costruire un campo largo di forze anche diverse tra loro e ha dovuto far breccia nell’elettorato religioso che era un punto di forza di Bolsonaro.

Bolsonaro è un tipico rappresentante della nuova destra internazionale, condivide con Trump non solo gli stessi punti di riferimento teorici, come Steve Bannon, ma anche i modi di fare politica, come l’uso di notizie false e dei social network.

Salvini è grande amico di Bolsonaro.

I bolsonaristi in Brasile hanno esultato per la vittoria di Meloni in Italia, la quale è molto amica di Bannon, lo stratega di Trump.

All’ormai vecchio operaio Lula, che fu tolto di mezzo nelle precedenti presidenziali, che avrebbe vinto a man bassa, e a cui sono stati fatti fare 19 mesi di galera con accuse rivelatesi infondate, va l’onore di questa vittoria su un politico che ha governato in modo disastroso e che è tra più infami esponenti della estrema destra mondiale.

Il risultato delle elezioni brasiliane oltre ad avere un grande significato interno è anche una vittoria della sinistra internazionale sulla nuova internazionale nera.

Anche per questo dobbiamo essere grati all’operaio Lula.

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Photo by Li-An Lim on Unsplash

Fare i conti con i cambiamenti climatici

Infine vorrei discutere con voi di questo tempo così anomalo, di questo autunno così caldo, che, a parte alcune brevi interruzioni, sembra destinato a durare.

Sono convinto che la meteorologia diventerà sempre di più un tema di cui la politica dovrà occuparsi per prevenire e per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra vita e sui nostri territori.

Lamma, il consorzio toscano che fa previsioni meteo chiarisce che:

“L'avvio della nuova settimana vedrà la presenza dell'anticiclone africano a garantire condizioni di stabilità ma anche un clima particolarmente mite per il periodo. Solo nella giornata di martedì il temporaneo cedimento al Nord dell'anticiclone potrà favorire qualche fugace pioggia sul Nord in Toscana. Per il resto totale assenza di pioggia, con spazi soleggiati che si alterneranno alla presenza di nubi basse e banchi di nebbia nottetempo e al mattino.

Si è formato un fronte anticiclonico nel mese di ottobre che ha bloccato la porta dell’Atlantico, che è quella che normalmente porta le perturbazioni sul bacino del Mediterraneo”.

Gli esperti dicono che, con qualche pioggia, potrebbe continuare così fino a Dicembre.

Aggiungono che il mare è caldo e che questo significa maggiore umidità in atmosfera, quindi maggior evaporazione e maggior energia.

“È chiaro - dice il Bernardo Gozzini direttore del Consorzio - che, quando arriverà una perturbazione, bisognerà stare attenti perché il rischio che possano verificarsi eventi intensi, forti, c’è”.

Penso che con questi cambiamenti climatici dovremo imparare a convivere, prepararci ad affrontarli, a non lasciarci travolgere da essi.

Soprattutto dovremmo pensare anche a come cambiare il modello di sviluppo verso la neutralità carbonica, per non peggiorare la situazione.

Buona settimana,

Enrico


PS: Ci sarebbe da parlare anche del PD, cosa che mi propongo di fare nei prossimi tempi quando qualcosa di meritevole sarà giusto segnalare e discutere.

Intanto mi limito a riportare un titolo di Repubblica sopra un articolo dello scrittore Francesco Piccolo:

“IL NIENTE DOPO LA SCONFITTA, ECCO IL MALE DA CUI IL PD DEVE LIBERARSI”

Sottotitolo:

“Il gruppo dirigente si è arroccato al Nazareno e non ne esce, promette di farlo ma solo tra qualche mese. Bisogna porre fine a questo letargo e procedere al più presto al cambio di leader e dirigenti. Oltre a Letta in tempi brevissimi dovrebbero lasciare anche le capigruppo di Camera e Senato appena riconfermate”.

Condivido totalmente, con una aggiunta, cioè devono lasciare anche tutti i segretari regionali, e con la seguente proposta: occorre nominare a livello nazionale e regionale un segretario di transizione e di garanzia, coadiuvato da un comitato di poche persone, tutti quanti incandidabili al ruolo di segretario, in modo gestire questa delicata fase politica e da avere tutto il tempo necessario per fare un congresso costituente in cui discutere di tutto, linea politica, riferimenti ideali, forma partito e pure nome del partito.

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Enrico Rossi
Enrico Rossi
Enrico Rossi è nato a Bientina il 25 agosto 1958. Laureato il filosofia a Pisa, è stato sindaco di Pontedera, assessore alla Sanità e presidente della Regione Toscana. Oggi è iscritto al PD e vicepresidente del gruppo socialista al Comitato delle Regioni.