La catastrofe elettorale e il futuro della sinistra
Quello che verrà deve essere il tempo dell’opposizione e della ricostruzione di una sinistra vera, democratica e sociale. Il PD ha bisogno di un congresso vero non di un 'votificio'.
Care amiche e cari amici,
le elezioni del 25 settembre sono andate davvero male.
Per il PD, come ho avuto modo di dire all'indomani del voto, è una catastrofe. Quello che verrà deve essere il tempo dell’opposizione e della ricostruzione di una sinistra vera, democratica e sociale. E a questa prospettiva continuerò a dare il mio contributo.
Desidero ringraziare tutti coloro che hanno fatto con me la campagna elettorale nel collegio di Siena e Grosseto e quanti mi hanno sostenuto economicamente in questa sfida. È stato grazie a tante piccole donazioni che siamo riusciti a dare battaglia in un collegio così vasto come è quello del sud della Toscana. Certo, abbiamo perso. Ma abbiamo anche costruito molti rapporti che dobbiamo coltivare per tornare a vincere.
Sulla sconfitta e sui nostri errori
Alcune considerazioni politiche sugli errori macroscopici che abbiamo commesso possono e devono essere fatte. Non certo per scaricarne su altri la responsabilità, che è collettiva, quanto piuttosto per provare a capire le ragioni più evidenti di un risultato elettorale catastrofico.
La destra vince con il 44 per cento dei voti ma occuperà in parlamento il 60 per cento dei seggi e avrà quindi un’ampia maggioranza e un vasto potere. È un regalo di quella maledetta legge elettorale voluta da Renzi, con la quale il fiorentino pensava di assicurarsi la vittoria cinque anni fa.
Una legge, già dichiarata incostituzionale, che il PD doveva impegnarsi a cambiare con tutte le sue forze, essendo stato al governo per grande parte della legislatura e avendo acconsentito alla riduzione dei parlamentari imposta dal M5stelle.
Invece, non lo si è voluto fare per evitare nel PD il confronto, che sarebbe stato duro, tra i favorevoli al maggioritario e i favorevoli al proporzionale.
Dopo questa rinuncia, come se non bastasse, pur conoscendo bene la legge e i suoi meccanismi abbiamo voluto ignorarli e abbiamo deciso di rompere irrimediabilmente con il M5stelle proprio sotto campagna elettorale.
L’avere provocato da parte di Conte la caduta del governo Draghi poteva giustificare una reazione negativa da parte nostra ma non fino al punto di abbandonare una politica di intese elettorali, che sole avrebbero potuto evitare la catastrofe, assumendosene oltretutto la responsabilità.
Non era credibile che, sostanzialmente da soli, alleati di forze che non raggiungono insieme le due cifre, avremmo potuto sconfiggere la destra unita. Così abbiamo lanciato la sfida tra noi e Fratelli d’Italia su chi sarebbe stato il primo partito nelle urne, ma quando i sondaggi hanno cominciato a mettere in crisi questa ipotesi siamo subito ripiegati a chiedere un voto utile; un appello non certo entusiasmante che dava per scontato il nostro insuccesso e si proponeva soltanto di impedire una vittoria schiacciante della destra.
Nel mezzo non ci siamo neppure risparmiati la beffa dell’accordo con Calenda, che ha dato l’idea di spostare a destra il partito in una astratta e incomprensibile difesa di un Draghi dimissionario.
Ai due grandi e gravi errori politici, cioè il non avere modificato una legge elettorale aberrante e l’essersi poi rifiutati di applicarla con senso di realtà, si è aggiunta una conduzione contraddittoria e ondivaga della stessa campagna elettorale.
Dunque, queste elezioni, a causa dei nostri errori, sono state la cronaca della nostra sconfitta annunciata.
Ammetterlo e assumersene le responsabilità - io lo faccio per la mia parte - è un atto di onestà intellettuale e il primo doveroso passo per ricucire un rapporto serio con i nostri militanti e elettori.
Sul congresso del Partito Democratico
Nel Partito Democratico, all'indomani della sconfitta elettorale, è iniziata la gara a candidarsi alla segreteria.
Torno a ripeterlo: non è di un congresso votificio sui nomi quello di cui c’è bisogno per ricostruire la sinistra nel Paese.
Questa volta dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto:
capire le ragioni profonde della sconfitta per definire un pensiero nuovo oltre il liberismo e il blairismo;
aprire una fase costituente per consentire di partecipare alla discussione a tutti coloro che lo desiderano, anche se non sono iscritti al partito;
valorizzare la sinistra plurale con tutte le sue varie identità, sociali, culturali e ideali, impegnate per la difesa dei diritti sociali e civili, per la giustizia e l’eguaglianza, per la costruzione dell’Europa Unita, per la pace e il disarmo;
cambiare lo Statuto del PD che impedisce una effettiva partecipazione al dibattito e lo svolgimento di una seria discussione congressuale sui temi, svincolata dai nomi.
Se, come sta avvenendo, andremo avanti con la rissa delle candidature altri amici e compagni decideranno di lasciarci perché non sono interessati alle sorti personali di questo o quel dirigente, di questa o quella corrente.
Non c’è bisogno di una nuova scissione, ma di costruire davvero un partito nuovo, popolare e democratico sociale, di sinistra.
Su Enrico Letta e sul futuro della sinistra
Letta ha fatto una mossa astuta e in un solo colpo ha spiazzato tutti i dirigenti che per conservare la propria posizione avrebbero voluto un congresso 'votificio' con correnti blindate.
Soprattutto ferma la corsa alle numerose autocandidature che si sono fatte avanti in questi giorni e apre una costituente in cui tutti, elettori e militanti, potranno partecipare a pieno titolo, animando il congresso, a partire da una semplice e importante scelta: iscrivendosi e rispondendo alla "chiamata" per la piattaforma "Italia democratica e progressista", per poi entrare nel merito e ridiscutere a tutto campo quelli che Letta chiama "nodi": identità, nome, simbolo, alleanze, organizzazione.
A me sembra una svolta importante.
E aggiungo che essendo stato candidato in prima persona in un collegio uninominale proprio per "Italia democratica e progressista" credo che sia una scelta giusta e per questo mi metterò a lavoro, perché quanti più compagni e amici possibile si iscrivano a questa piattaforma, per partecipare alla costituente e spostare a sinistra l'asse politico, l'identità e conseguentemente le nostre alleanze. Inizia un percorso inedito per cambiare veramente il Partito Democratico e costruirne uno nuovo, più grande e di sinistra.
Sulla guerra e l'urgenza di un cessate il fuoco
La lettura dei giornali più che preoccupare fa veramente paura.
Si parla di policrisi, di tempesta perfetta ma in realtà dovremmo dire guerra, siamo in guerra.
La guerra è in Europa e noi ne subiamo tutte le conseguenze disastrose e ancora peggio sarà per il futuro se non verrà fermata.
L’imperialismo del dittatore Putin minaccia l’Europa e il mondo di una guerra nucleare di cui ormai si parla come di un’ipotesi probabile, il prezzo del gas cresce ancora, l’economia sta entrando in recessione, comparti produttivi rischiano di fermarsi, l’agricoltura non riesce più a sostenere i costi, gli artigiani e le piccole attività sono colpiti dai rincari dell’energia, i salari e gli stipendi sono falcidiati dall’inflazione e dal caro bollette.
In Europa le risposte sono poche e sono tardive. La tendenza degli stati è di tornare indietro e fare per conto proprio, come dimostra la Germania.
A mio avviso è la pace la vera risposta da cercare di fronte ad una guerra in corso. L’Europa ha bisogno di un cessate il fuoco tra Ucraina e Russia e di un accordo di sicurezza e di cooperazione su tutto il continente.
Henry Kissinger sembra essere l’unico che parla della necessità di una via diplomatica per evitare una guerra nucleare.
E noi cosa diciamo?
È possibile lavorare per una iniziativa autonoma dell’Europa oppure preferiamo che la politica estera europea la facciano da oltre Atlantico e noi pedissequamente ci accodiamo?
Anche di questo e dell’aumento della spesa per le armi si dovrà parlare nel congresso del PD.
Sugli aumenti di luce e gas
Tutto confermato: l’aumento del prezzo della bolletta elettrica è pari al 59 per cento dal primo di ottobre. L’intervento colpirà 30 milioni di utenze domestiche e oltre 6 milioni di piccole imprese, artigiani e commerciati.
I bonus sociali erogati alle famiglie che hanno un reddito isee pari a 12 mila euro sono ben poca cosa.
In realtà la stangata è insostenibile per gran parte delle famiglie con un reddito medio basso e per gran parte delle piccole attività.
Ma è solo l’inizio perché presto ci sarà anche l’ulteriore aumento della bolletta del gas.
Il governo Draghi ci informa che il 2022 avrà una crescita forte del PIL di ben il 3,3 mentre prevede un 2023 con una crescita ridotta a +0,6.
Proprio quando sta per lasciare il governo dei migliori annuncia una tempesta perfetta e lascia senza controllo i rincari dell’energia.
Viene spontaneo chiedersi se tutto questo non poteva essere previsto e in qualche modo prevenuto. E ancora di più viene da chiedersi se davvero la cosiddetta agenda Draghi, che Draghi stesso ha negato esistesse, meritasse di essere sostenuta tanto incondizionatamente.
Sull'antifascismo, valore fondante della Repubblica
Spero di fare cosa utile pubblicando il documento de Comitato nazionale dell’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA sull’esito delle elezioni e sulla necessità di un un rilancio del movimento democratico e antifascista".
Ne consiglio la lettura.
L'esito elettorale, clamoroso ma non imprevisto, segna una profonda rottura col passato ed avvia il nostro Paese in una fase politica e sociale sconosciuta e piena di pericoli. Assieme, individuando limiti ed errori commessi dalle forze politiche, è possibile indicare la strada per un rilancio del movimento democratico e antifascista. Approfondiremo in un prossimo futuro come ANPI questi temi in un grande appuntamento confermando, riproponendo e aggiornando gli orientamenti del Congresso nazionale. Ma fin d'ora è chiara la strada che dobbiamo percorrere. Questa strada non può che essere unitaria.
Dalle ultime elezioni politiche l'astensionismo è aumentato di 9 punti, come mai in passato, segnalando in modo incontrovertibile la gravissima disaffezione verso le istituzioni di una parte fondamentale di cittadini.
Grazie ad una legge elettorale pericolosa ed alle lacerazioni fra le forze politiche democratiche e di sinistra in piena campagna elettorale, la destra a trazione postfascista ha vinto in parlamento perché con la minoranza dei voti ha ottenuto più della maggioranza assoluta dei seggi. Ma la maggioranza dei voti non è andata a queste destre; da questa grande parte della società, dai democratici, da tutti gli antifascisti, deve nascere la forza da cui ripartire.
Per la prima volta nella storia repubblicana, in parlamento ha vinto una maggioranza a trazione postfascista, con un partito che non nasconde le sue origini dalla cultura e dalle politiche del MSI.
Si appanna così l'immagine chiara e distinta dell'antifascismo come religione civile costituita, come tessuto democratico unitario, come sfondo culturale comune ed egemone.
Per la prima volta l'Unione Europea ha un Paese fondatore con un governo a maggioranza post fascista. Questo determinerà un grande rilancio dei sovranismi europei, che propongono un'altra UE in cui prevalga il diritto nazionale su quello europeo, l'Europa delle nazioni su quella dei popoli.
Questo avviene nel pieno del perverso intreccio di crisi che attraversa l'Italia: economica, sociale, democratica, ambientale, mentre non è scomparsa la pandemia, infuria una guerra in cui è coinvolto anche il nostro Paese. E aumenta il rischio dell'uso dell'arma nucleare. Da tempo abbiamo paventato il pericolo di una continua crescita della tensione internazionale, recentemente accresciuta dalle annessioni unilaterali. Siamo a un punto limite: si parla oramai di estensione della guerra e addirittura di nuova guerra mondiale.
Ribadiamo l'urgenza di provvedimenti tesi a tutela delle fasce più povere, a difesa dei milioni di famiglie colpite dall'inflazione, a sostegno della progressività del sistema tributario, alla costruzione di un nuovo welfare, al rilancio dell'imprenditoria in particolare sostenibile, a salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio. Occorre una svolta con l'obiettivo costituzionale di porre al centro dell'agenda della politica il lavoro.
Ribadiamo ancora la necessità della tenuta e del rafforzamento della divisione dei poteri, della centralità del parlamento, che torni ad essere pienamente rappresentativo della volontà popolare, di una nuova legge elettorale e di una politica a sostegno della repubblica una e indivisibile che, valorizzando le autonomie, non deroghi mai ai doveri di solidarietà territoriale, a cominciare dal tema da tempo rimosso del progresso e dello sviluppo del Mezzogiorno. Inquietano perciò le confermate volontà di dar vita ad una repubblica presidenziale ed all'autonomia differenziata.
L'esito elettorale consegna il governo dell'Italia a forze sovraniste, che hanno manifestato pulsioni razzistiche ed anche ammiccamenti con le organizzazioni neofasciste; ma ci conferma anche che nel nostro Paese ci sono le forze intellettuali, morali e pratiche, laiche e religiose, per disegnare un orizzonte di cambiamento e per contrastare qualsiasi deriva oscurantista e nazionalista. Eppure tali forze non potranno vincere se con i fatti non si riconquisterà la fiducia e la partecipazione popolare, se i ceti popolari non si sentiranno e non saranno davvero e finalmente rappresentati dalla politica attraverso la difesa dei loro interessi e il soddisfacimento dei loro bisogni sociali. Solo così si può riconquistare il consenso attivo e consapevole di tanti elettori che hanno disertato le urne ed anche di tanti elettori che, pur non essendo né fascisti né postfascisti, hanno dato fiducia alle sirene sovraniste.
Chiediamo perciò fin d'ora al futuro governo di onorare pienamente e letteralmente il giuramento costituzionale e di rispettare pienamente e letteralmente i valori della Resistenza che sono alla base della Carta.
Lanciamo un appello ad una ricostruita e rinnovata unità e a una comune progettualità delle forze politiche e sociali che si ispirano all'antifascismo, che hanno a cuore la Costituzione repubblicana, che si riconoscono pienamente nella democrazia rappresentativa e partecipata, nella difesa e nella promozione dei diritti sociali e civili, nella ricerca della pace e della fratellanza fra i popoli.
Ribadiamo che la via maestra per superare la profondissima crisi italiana è la piena e integrale attuazione della Costituzione repubblicana e della sua forma democratica. Su questo ci impegniamo a dar vita ad una grande campagna nazionale.
Il Comitato nazionale Anpi
Un'assemblea a Firenze
Lunedì 3 ottobre alle ore 21 sarò alla Casa del Popolo di Vie Nuove a Firenze per partecipare all'assemblea "C'eravamo tanto amati?" del circolo Europa - circolo PD Firenze. Discuteremo tutti insieme dell'esito delle elezioni e delle prospettive future del Partito Democratico. L'assemblea sarà anche in streaming sulla pagina Facebook del circolo.
Un caro saluto,
Enrico
A me sembra che questo sia il punto più importante oggi. Non distinguersi da chi si immedesima acriticamente con l'atlantismo e in nome di questo accetta la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti, anche contro gli interessi stessi della popolazione italiana è stato, a mio avviso, un grande errore. Certo, la posizione del PD su questa questione, è collegata all'ideologia liberista alla quale il PD si è di fatto ancorato, senza una visione critica più ampia dello sviluppo. sociale, civile ed economico. Ma, a mio avviso, proprio l'appiattimento sulle questioni internazionali ha prodotto una reazione, perchè non c'era nessuna differenza tra la posizione del PD e quella degli altri partiti e l'unica forza che si è distinta in questo è stato il M5S. Può sembrare che si tratti di temi che la gente sente come lontani, ma la ripercussione sui costi dell'energia e il pericolo di una degenerazione a conflitto nucleare è stato fortemente percepita come problema di vita quotidiana.
Concordo sull'analisi fatta. Ci vuole un vero congrersso aperto a tutti (la parola Congresso nazionale non esiste nello Statuto del PD). Sarebbe l'ora di reintrodurla. Poi si possono anche fare le primarie per i livelli istituzionali.